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(A) Quelli che vedono nella libertà e nell’azione collettiva una via per cambiare la città:

Ecociclisti
Vivono la città in modo leggero, in bici o a piedi, credendo che la libertà non stia nel possedere ma nel muoversi senza lasciare tracce. Per loro, la città ideale è fatta di aria pulita, verde accessibile e percorsi sicuri per tutti. Gli Ecociclisti uniscono la concretezza del gesto quotidiano con un forte senso etico: ogni pedalata è una scelta politica, ogni strada liberata dalle auto un piccolo atto di libertà collettiva.

Socialpedoni
Amano la vita di quartiere e camminare senza fretta. Per loro la città è fatta di incontri, chiacchiere, bar all’angolo e bambini che giocano. Credono che la socialità spontanea sia la base di una città sana e felice. Sono i primi a difendere le panchine e gli spazi pubblici come luoghi di comunità.

Rivoluzionari gentili
Idealisti ma empatici, vogliono cambiare la città senza creare muri tra chi è pronto e chi no. Credono che la trasformazione ecologica passi dalla persuasione, non dall’imposizione. Sono cittadini attivi che partecipano a iniziative di quartiere e progetti ambientali, senza perdere il sorriso e la capacità di dialogare anche con chi la pensa diversamente.

Visionari di quartiere
Immaginano una Milano più bella, verde e umana. Hanno idee, energia e il desiderio di condividere progetti concreti: orti, giardini diffusi, strade scolastiche, cortili aperti. Non sono attivisti puri, ma pragmatici sognatori: sanno che ogni cambiamento inizia dal basso e si costruisce insieme, un isolato alla volta.
(B) Quelli che cercano equilibrio tra benessere comune e ordine; sostengono il cambiamento se percepito come “armonioso”:

Gli Ecopionieri
Usano l’auto ma riconoscono che qualcosa deve cambiare. Partecipano a progetti di riduzione dell’impatto ambientale e sperimentano alternative come il car sharing o il telelavoro. Sono il ponte tra due mondi: consapevoli delle proprie contraddizioni, ma sinceramente impegnati a ridurle passo dopo passo.

Gli Amanti del verde quieto
Sognano una città più verde ma non più rumorosa. Amano il profumo degli alberi, i giardini silenziosi e gli spazi curati. Temono che la vivacità urbana diventi caos. Chiedono equilibrio: vogliono natura, ma anche ordine e rispetto dei ritmi lenti della vita di quartiere.

Gli Ambientalisti selettivi
Sensibili ai temi ambientali, ma solo fino a un certo punto. Appoggiano le cause che ritengono ragionevoli e praticabili, evitando estremismi o rigidità. Sono cittadini pragmatici: vogliono contribuire al cambiamento, ma con misura e senza sacrificare la qualità della vita quotidiana.

Gli Zen del cortile
Vivono la socialità come un gesto misurato. Desiderano vicinanza, ma anche silenzio e armonia. La loro città ideale è un giardino condiviso dove si può stare insieme senza disturbarsi. Accettano i cambiamenti solo se portano equilibrio: credono nella bellezza delle piccole relazioni e delle cose fatte con cura.
(C) Quelli che cercano stabilità e tranquillità; vogliono un miglioramento senza scosse:

I Conservatori del silenzio
La quiete è la loro priorità. Per loro la città è casa solo se è tranquilla e prevedibile. Vedono ogni cambiamento come una minaccia all’equilibrio raggiunto. Non sono necessariamente contrari a tutto, ma temono l’imprevisto e la perdita di controllo. Convincerli richiede fiducia e risultati visibili.

I Verdi prudenti
Apprezzano il verde, ma vogliono ottenerlo senza rivoluzioni. Preferiscono piccoli miglioramenti graduali alle trasformazioni radicali. Sono lenti ad accettare il cambiamento, ma diventano sostenitori solidi se vedono che funziona e non altera il proprio comfort.

Gli Automiti
Guidano per necessità, non per orgoglio. Amano la calma e l’ordine, e spesso si irritano con chi percepiscono come “rumoroso o invadente”. Il loro attaccamento all’auto è più pratico che ideologico: se trovassero alternative comode e silenziose, potrebbero cambiare abitudini.

Gli Indifferenti mobili
Non si sentono parte del dibattito: camminano, prendono i mezzi, ma non hanno opinioni forti su traffico o sostenibilità. Vivono la città così com’è. La loro indifferenza è spesso disincanto: non credono che nulla possa davvero cambiare.
(D) Quelli che difendono la propria libertà quotidiana e non vogliono imposizioni dall’alto:

Tradizionalisti a quattro ruote
L’auto è parte della loro identità. La città deve adattarsi alle esigenze di chi guida, non il contrario. Vedono ogni riduzione di sosta o corsia come una perdita di libertà. Parlano di “realismo” ma spesso è nostalgia per una città che non c’è più.

I Baristi del cofano
Conviviali, ironici, pragmatici. Amano il bar, l’auto, la chiacchiera. La macchina è per loro un’estensione dello spazio sociale. Non sono anti-ecologisti, ma difendono la libertà di vivere la città a modo proprio. Potrebbero cambiare se l’alternativa fosse altrettanto comoda e piacevole.

Gli Apatici socievoli
Partecipano agli eventi solo se invitati. Amano la compagnia, ma non la fatica di costruire qualcosa di nuovo. Rappresentano la maggioranza silenziosa: osservano, commentano, ma raramente si espongono. Possono però essere coinvolti con leve emotive o di appartenenza.

Gli Scettici riformisti
Credono che il cambiamento sia giusto, ma diffidano delle soluzioni semplicistiche. Chiedono competenza e gradualità. Sono interlocutori preziosi: se conquistati, diventano sostenitori solidi e critici costruttivi dei progetti urbani.

I Paradossali del volante
Parlano di sostenibilità ma non rinunciano al volante. Si sentono in colpa, ma preferiscono gestire la contraddizione piuttosto che risolverla. Spesso sono alleati potenziali: basta offrire alternative credibili che non li facciano sentire “perdenti”.
