La nostra teoria del cambiamento
La Teoria del Cambiamento è, in sostanza, una descrizione e rappresentazione completa di come e perché ci si aspetta che un cambiamento desiderato avvenga in un determinato contesto. Si concentra in particolare sulla mappatura o sulla “ricostruzione” di quello che viene definito il “passaggio mancante” tra ciò che un programma o un’iniziativa di cambiamento realizza (le sue attività o interventi) e il modo in cui questi portano al raggiungimento degli obiettivi desiderati.
© 2023 The Center for Theory of Change, Inc.
Viviamo in un contesto in cui le istituzioni soffrono una crisi di rappresentatività, testimoniata dall’aumento dell’astensionismo, a Milano così come in Italia (fonte).
A ciò si aggiunge un crescente uso improprio dei processi di partecipazione: anziché essere strumenti per ridistribuire il potere e dare voce a chi ne ha meno, vengono spesso usati in modo formale, senza curarsi di un aspetto rilevante, ossia chi partecipa e quali interessi rappresenta. Il risultato è che le scelte pubbliche sono influenzate in modo sproporzionato da interessi economici consolidati, mentre le istanze di chi si aggrega attorno a un interesse generale – persone, associazioni, comunità locali – restano spesso inascoltate.
Questo fenomeno si traduce in una governance urbana che amplifica le diseguaglianze anziché ridurle.
Le istituzioni democratiche dovrebbero garantire che tutte le persone abbiano pari possibilità di contribuire alle decisioni che impattano sulla loro vita. Tuttavia, negli ultimi decenni si è affermata una gestione della cosa pubblica sempre più autoreferenziale, in cui i processi partecipativi sono spesso privi di reale efficacia e dove la complessità della burocrazia viene usata come alibi per la conservazione degli squilibri e dei privilegi esistenti.
Le principali cause alla base di questo fenomeno sono:
- scarsa accessibilità dei processi decisionali: le politiche urbane vengono spesso decise in tavoli ristretti, dove le voci dominanti sono quelle di attori economici consolidati e portatori di interessi privati, a scapito della collettività;
- sfiducia nella possibilità di incidere e sensazione di tradimento: spesso il risultato dei processi partecipativi non viene effettivamente preso in considerazione dal decisore pubblico alimentando il senso di “tradimento” di chi si attiva;
- narrazione del cambiamento come impossibile: la retorica dell’inevitabilità – “è sempre stato così”, “non ci sono alternative” – blocca la possibilità di immaginare e costruire sistemi diversi.
In questo contesto, il potere di influenzare la gestione della città resta concentrato nelle mani di pochi, e le politiche pubbliche finiscono per amplificare le disuguaglianze.
Per risolvere questo problema, abbiamo l’ambizione di innescare e produrre un cambiamento sistemico che sposti il baricentro delle decisioni in chiave redistributiva.
Per farlo, interveniamo su più livelli:
- sociale: incoraggiamo e stimoliamo persone e comunità a pensare di poter e dover contare, a credere che nulla è ineluttabile se agiamo insieme;
- culturale: lavoriamo per accrescere la domanda di processi partecipativi autentici, efficaci, inclusivi;
- politico: mobilitiamo la comunità per fare pressione sulle istituzioni, responsabilizzando queste ultime e facendo avvertire la presenza di una domanda esigente.
Quattro esempi raccontano come cerchiamo di passare dalla teoria alla pratica
- A ottobre del 2021 una nostra ‘istanza a provvedere’ (dopo vari tentativi più soft ignorati dal Comune di Milano) ha obbligato il Sindaco e la Giunta ad avviare un Dibattito Pubblico per decidere del destino delle aree pubbliche dello stadio di San Siro. Lo abbiamo fatto ascoltando una segnalazione di una nostra simpatizzante, studiando la questione dal punto di visto giuridico, inviando l’istanza a provvedere e contestualmente pianificando la diffusione sui media, così da dare rilevanza politica oltre che giuridica.
- A giugno del 2022 abbiamo convinto tre storiche associazioni ambientaliste della città (Cittadini per l’Aria, Genitori Antismog, FIAB Ciclobby) a non limitare alla protesta un’azione contro il sostegno del Comune a una fiera automobilistica nel pieno centro di Milano, quanto invece a concepire invece una campagna più elaborata, attraverso la quale delineare una proposta alternativa di città e unirsi sotto un appellativo comune – Città delle Persone – che da quel momento è diventata la coalizione con cui Milano agisce per uno spazio pubblico equo e vivibile.
- Il 10 novembre del 2022 – insieme a molte altre realtà – abbiamo dato vita a “ProteggiMi”, la prima ciclabile umana d’Italia, un’azione diretta per chiedere alle persone in automobile di rispettare gli spazi e la vita delle persone in bicicletta. All’alba di un gelido giovedì, oltre 400 persone sono scese in strada e hanno creato un lungo cordone di tutela di una pista ciclabile. Il tutto senza che si creasse alcuna situazione di tensione. Tutti i media ne hanno parlato, le istituzioni cittadini sono state ‘costrette’ a commentare l’accaduto e questa innovativa modalità di azione si è diffusa in tutta Italia.
- il 16 maggio del 2024 abbiamo organizzato “Via Libera”: con oltre 2.000 persone divise in 700 squadre abbiamo percorso tutte le vie di Milano per mappare lo spazio pubblico ingiustamente occupato dalle automobili in sosta irregolare. Abbiamo contato 63.990 automobili in sole 4 ore. Per farlo, abbiamo scommesso sul fatto che l’insofferenza per questa ingiustizia quotidiana fosse un fenomeno ampiamente diffuso e che necessitava ‘solo’ di una connessione.
